Gennaio 2024 -Un nuovo pericolo per il lago di Bolsena: la cozza Quagga

Nell’ultimo decennio è emersa una nuova minaccia per gli ecosistemi lacustri: la cozza Quagga (Dreissena rostriformis bugensis), che è una cozza di acqua dolce, pressoché triangolare, piccola di dimensioni (al massimo 4 cm), e molto invasiva.

È originaria della zona del Mar Nero e, risalendo i fiumi, è arrivata all’emisfero nord del mondo ed ora si sta diffondendo verso il sud. In Europa è arrivata nei laghi alpini dell’Alto Reno presso Basilea (2014), nel lago di Ginevra (2015), nel Lago di Costanza (2016), poco dopo nei laghi alpini della Baviera e dell’Austria. In Italia ha raggiunto il Lago Maggiore, il Lago di Lugano e, nel 2023, il Lago di Garda. Un’altra cozza che invade i laghi è la cozza Zebra (Dreissena polymorpha) meno invasiva della Quaggia, ma purtroppo è già presente nel vicino lago Trasimeno.  

Le cozze nel loro stato larvale si diffondono tramite le reti fluviali e le barche che vengono spostate da un lago infestato a uno ancora sano. Per il Lago di Bolsena appare improbabile che le larve possano risalire il fiume emissario Marta, mentre è grande il rischio che comportano le imbarcazioni che vengono spostate da un lago all’altro per la pesca sportiva e le regate veliche nazionali. Per minimizzare questo rischio, il Cantone Ticino prescrive una meticolosa pulizia degli scafi delle barche che arrivano da altre zone mediante idrogetti a pressione alla temperatura di oltre 45 °C, è prescritto lo svuotamento della sentina e molto altro.

La cozza Quagga è particolarmente temibile perché si adatta facilmente ad ambienti diversi e ha una capacità di riproduzione enorme: una femmina produce fino a un milione di uova all’anno. Dalle uova fecondate si sviluppano in grande numero minuscole larve che si diffondono e si fissano sui vari fondali, sia duri che morbidi.

La Quagga altera gli ecosistemi e può causare danni economici enormi. Un adulto filtra circa un litro di acqua al giorno, ne estrae i microorganismi, zoo- e fitoplancton, batteri, virus e li digerisce. Espelle nelle pseudo-feci le parti indigeribili e con le acque i fosfati disciolti. Con ciò trasferisce sul loro habitat, nei fondali dei laghi, grandi quantità di nutrienti, con effetti che sconvolgono le reti trofiche sottraendo dalle acque pelagiche il nutrimento per lo zooplancton e conseguentemente il nutrimento per i pesci pregiati: nel nostro lago il coregone. Aumentano inoltre il consumo di ossigeno in profondità.

 

Per minimizzare il pericolo di contagio occorrerebbe che a lato di ogni scivolo o gru di alaggio fosse presente un attrezzato servizio di pulizia obbligatorio per le imbarcazioni che arrivano da fuori. Sta alle istituzioni valutare il problema e prendere i necessari provvedimenti.

 

Piero Bruni