Ottobre 2023 - Audizione in Regione sugli impianti da fonti rinnovabili

Problematiche derivanti dalle installazioni di impianti da fonti rinnovabili, in particolare eolico e agri-fotovoltaico industriale, nella Tuscia”: questo era il tema dell'audizione della XII Commissione consiliare permanente della Regione Lazio, il 23 ottobre 2023.

 

Spinto dalla preoccupazione sulla diffusione di mega-impianti fotovoltaici ed eolici, il Coordinamento Ambientale della Tuscia che unisce molte realtà della società civile dell’Alta Tuscia, compresa la nostra Associazione, ha presentato richiesta di audizione alla Regione, che è stata prontamente accolta.

 

Davanti a un pubblico folto e interessato, la prima a essere invitata ad esprimersi è stata la cittadinanza, che ha illustrato le minacce per paesaggio, ambiente, economia, agricoltura e per il futuro del comprensorio tra il lago di Bolsena e la costa tirrenica, proponendo soluzioni concrete.

 

Punto di partenza dei contributi è stata la situazione attuale descritta dalla stessa Regione nella DGR n. 171 del 12/05/2023 “Indirizzi e criteri transitori per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili concernenti il rilascio del provvedimento autorizzatorio unico ai sensi dell’articolo 27- bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) e successive modifiche, relativo alla realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici a terra nel territorio regionale e modifiche alla composizione del Gruppo Tecnico Interdisciplinare (GTI ) di cui alla deliberazione della Giunta regionale 16 novembre 2021, n. 782”.

 

  • Per quanto riguarda gli impianti da fonti di energia rinnovabile (FER) nel Lazio, il contributo della Regione al 19 aprile 2023 supera i target fissati per il 2030 (potenza di circa 5 GW);
  • I mega-impianti fotovoltaici ed eolici a terra responsabili di tale contributo sono ad estesa occupazione territoriale e determinano importanti impatti cumulativi su ambiente, biodiversità, paesaggio;
  • Esiste un’eclatante sproporzione nella distribuzione di tali impianti sulle province della Regione: Viterbo ne ospiterebbe per il 78,08% dell’energia, Latina per  il 13,70%, Roma per il 6,58%, Frosinone per l’1,64%, Rieti per lo 0 per cento.

Le richieste della cittadinanza sono:

  • uno STOP all’autorizzazione di tali impianti nella provincia di Viterbo,
  • un periodo di riflessione e di attenta programmazione territoriale con un’equa distribuzione sulle province,
  • la definizione di aree idonee per gli impianti FER e la tutela delle fasce di rispetto. 

Dopo gli interventi della cittadinanza, ha preso la parola la Soprintendente Margherita Eichberg, che ha documentato la sconcertante occupazione del territorio: “È un’espansione estensiva ai danni del latifondo agricolo che renderà molto facile l’insorgere di produzioni industriali con tecnologia aggressiva in zone interessanti dal punto di vista culturale”. La Soprintendente ha rilevato che l’opposizione espressa dal suo ente verrebbe regolarmente superata e addirittura ridicolizzata.

Più della metà dei sindaci della provincia di Viterbo hanno avuto modo di accogliere l’invito a manifestare il loro parere. Tutti, in vari modi, hanno illustrato la situazione ed espresso il loro disappunto e senso di impotenza davanti all’aggressione delle multinazionali e all’atteggiamento equivoco e passivo di governo e regioni.

 

Dai vari interventi emerge, in particolare, che le omissioni di rendere operativo il Piano Energetico Regionale (PER) del Lazio e di definire le aree non idonee alla loro collocazione, hanno prodotto un caos decisionale che dura da anni. Una tendenza che non sembra arrestarsi: solo qualche giorno fa, il governo ha deciso di far slittare la definizione delle aree idonee al 2024, con probabile entrata in vigore solo nel 2025.

 

È grazie a questa incapacità di programmazione e di instaurare un quadro regolamentare condiviso e chiaro che la speculazione energetica si impossessa dell’Alta Tuscia, guidata dalla pianificazione infrastrutturale di TERNA, che a sua volta è stata stabilita all’insaputa del territorio e aiutata dalla bassa percentuale di territorio protetto come parco o riserva naturale, appena il 4,76% (fanalino di coda regionale) a fronte di una media regionale del 13,64%.

 

Dall’audizione è emerso uno straordinario fronte unito che si oppone alla colonizzazione energetica della Tuscia. Alla Regione il compito di prendere misure incisive per proteggerla, ascoltando le ottime ragioni di Comuni, associazioni, aziende agricole, cittadine e cittadini che la popolano.