Rumore di terremoti nel silenzio assordante delle Regioni Umbria e Lazio

 

Diego Righini, consigliere e promoter della ITW&LKW Geotermia Italia SpA continua a diffondere sui giornali strabilianti promesse al fine di ottenere l’autorizzazione per realizzare gli impianti geotermici sull’Alfina da parte delle Regioni Umbria e Lazio. Parla di un investimento iniziale di 12 milioni di euro, ma le visure camerali aggiornate a fine 2014 mostrano che dei 12 milioni di euro non c’è neppure l’ombra. Il capitale è di un milione, in parte eroso dalle perdite, e ci sono debiti per alcuni milioni per prestiti del socio unico di diritto austriaco, proprietario delle azioni.

 

La ITW&LKW ha un solo dipendente, non ha un proprio ufficio tecnico, non ha mai fatto un lavoro di qualsiasi genere.  Il Righini promette tanti posti di lavoro, ma a pagina 51 della relazione tecnica si legge “la centrale non richiederà, di per se, il presidio da parte di personale preposto”.

 

La valanga di promesse e di rassicurazioni del Righini hanno per fine l’ottenimento dell’autorizzazione degli impianti e questo suo accanimento è presumibilmente dovuto agli eventuali riconoscimenti che avrebbe in caso di successo. Anche il socio unico austriaco è molto interessato a tale autorizzazione dato che, a quanto risulta, le azioni hanno attualmente un prezzo prossimo a zero mentre, se fosse ottenuta l’autorizzazione, il loro prezzo avrebbe presumibilmente un plus valore di alcuni milioni di euro, tutti guadagnati, senza muovere zolla.

 

Il socio austriaco è un intermediario finanziario per cui al momento non è dato di sapere chi sarebbe il vero finanziatore dei 12 milioni di euro che evidentemente desidera rimanere occulto. Le Regioni non possono concedere l’autorizzazione al buio senza verificare se sussiste competenza tecnica e operativa, referenze per lavori fatti, certificazioni antimafia e antiriciclaggio, ecc: sarebbe una incredibile mancanza di cautela.

 

Rimane comunque dominante il problema dei terremoti e dell’inquinamento da arsenico della falda potabile. Il Righini, per rassicurarci, racconta che l’epicentro dell’avvenuto terremoto era alla profondità di 8000 metri e che i pozzi, essendo a 1200 metri non potrebbero interferire fino a tale profondità. Invece i pozzi di reiniezione sono a 2300 metri e l’epicentro  fra 3000 e 6000 metri. Ovviamente l’onda sismica si propaga in tutte le direzioni, anche verso il basso, per cui una ipotetica scossa sismica percepita in superficie e generata dalla pressione di reiniezione a 2300 metri raggiungerebbe la profondità di almeno 4600 metri con la stessa intensità rilevata in superficie. Gli abitanti dell’Alfina hanno ben ragione ad essere preoccupati.

 

Non si comprende cosa aspettino le Regioni Umbria e Lazio, presiedute rispettivamente da Catiuscia Marini e Nicola Zingaretti, per bocciare l’impianto e rassicurare migliaia di cittadini. Il Presidente della Commissione Ambiente dell’Umbria Eros Brega ha anticipato la sua opposizione al progetto, quello del Lazio Enrico Panunzi ancora tace: contiamo che dopo questo terremoto batta presto un colpo.

 

Piero Bruni – Associazione Lago di Bolsena