Relazione Dott. Giuseppe Pagano

 

Il territorio fra la Toscana ed il Lazio, compreso grosso modo fra il Lago di Bracciano a Sud e Rapolano a Nord, tra la catena appenninica ed il Mar Tirreno, presenta un assetto strutturale caratterizzato dalla presenza di numerose faglie dirette orientate nel verso NNO-SSE, manifestatesi dopo l’orogenesi appenninica, in una fase distensiva della tettonica locale. Esse hanno dislocato sia le formazioni carbonatiche profonde, che le potenti coperture alloctone sovrastanti, generando uno stile tettonico ad Horst e Graben nel quale si inseriscono, giustapponendosi, il graben di Siena e l’horst di Castell’Azzara-Amiata, il graben del Tevere e l’horst del Cetona e, più a Sud il graben del Tevere e l’horst di Monte Razzano.

             In questo contesto strutturale, le coperture alloctone, i flysch della falda liguride, grazie alla loro natura prevalentemente argilloso marnoso siltosa acquisiscono formalmente il ruolo di aquiclude rispetto agli acquiferi profondi, quelli rappresentati dal carbonatico mesozoico (l’acquifero geotermale); ma in corrispondenza degli alti strutturali, gli horst, con l’assottigliamento e la fratturazione delle stesse, si è resa possibile la risalita spontanea  dei  fluidi  geotermici, che  hanno  generato  il  complesso di quelle  note come “manifestazioni termali”.

 

La diffusa presenza di queste ultime su tre ampie fasce grosso modo parallele fra di loro fra Rapolano, Chianciano, San Casciano e Viterbo-Orte da un lato, Casciana, Montecatini, Larderello, Travale, Amiata, Roselle, Saturnia, Canino dall’altro, Venturina, Albinia, Civitavecchia dall’altro ancora, è testimone della larga possibilità dei fluidi del serbatoio geotermale di risalire fino al piano campagna sia attraverso le grandi faglie regionali, che attraverso linee secondarie di frattura che rendono, di fatto, discontinue le coperture flyschioidi.

 

Tale situazione trova giustificazione anche in un comportamento talora “semipermeabile” dei Flysch i quali, in condizioni di particolare fratturazione, lasciano filtrare i fluidi termali dal basso verso l’alto consentendo il travaso degli stessi negli acquiferi superficiali (v. Bacino termale viterbese) “contaminandoli” sia dal punto di vista termico, che da quello chimico. Si giustifica così anche la diffusa risalita di anidride carbonica (e di Arsenico), talora associata ad Acido solfidrico, che caratterizza il chimismo di moltissimi acquiferi freddi, certamente freatici.

 

D’altra parte è plausibile che falde alloctone che hanno subito laboriose traslazioni, spesso contenenti componenti litologiche calcareo marnose e/o calcarenitiche, comunque litoidi, abbiano subito stress meccanici capaci di  indurre una permeabilità secondaria affatto trascurabile, comunque tale da assumere un ruolo attivo nella circolazione dei fluidi profondi; come, per converso, nella infiltrazione delle acque meteoriche verso gli acquiferi profondi, nei confronti della quale è regola riconosciuta attribuire ai flysch un coefficiente d’infiltrazione, se pure presunto (c.i.p.) compreso fra il 10 ed il 30%.

 

            In sintesi, il comportamento impermeabile delle coperture alloctone al tetto dei serbatoi geotermali è questione largamente discutibile, a fronte della quale sono numerosissime le eccezioni. In questo senso il territorio preso in considerazione, cosparso di manifestazioni termali particolarmente diffuse, tra l’altro moltissime attive e moltissime estinte solo per il calo dei livelli piezometrici, è certamente il meno indicato a rappresentare il ruolo di aquiclude di quelle formazioni.”