LA PROTESTA CON LE LENZUOLA


A Castel Giorgio in Umbria, sul confine idrogeologico a NORD del lago di Bolsena, è previsto un impianto geotermico per la produzione di energia elettrica. Il 31/7/19 il Consiglio dei Ministri, a seguito di una sentenza del TAR, ha delegato il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ad emettere il decreto conclusivo per autorizzare l’impianto.

La conseguenza è che in ogni momento il Ministro può emanare tale decreto per il fatto che i governi precedenti a quello attuale hanno emesso una Valutazione di Impatto Ambientale favorevole all’impianto. Se il Ministro non decreta l’autorizzazione, rischia di essere personalmente perseguito per risarcimento danni dalla Società che ha proposto l’impianto, come risulta dalle “muscolari” minacce espresse dal loro General Manager Diego Righini nel video allegato.

Quello di Castel Giorgio è un impianto pilota per il quale non sono previste emissioni in atmosfera, ma che incide fortemente sulla stabilità del sottosuolo perché tramite 9 pozzi, la cui profondità varia da 1100 a 2300 metri, trasferisce ben 1000 tonnellate all’ora di fluido geotermico da una zona sotto il bacino Tevere ad una zona lontana 4 km sotto il bacino del lago di Bolsena. Nel sottosuolo il movimento di tale quantità di fluido provocherebbe pericolosi stress termici e pressori.

Le temute conseguenze, autorevolmente sostenute da esperti, sono la risalita di fluido geotermico cancerogeno nella falda superficiale dalla quale viene prelevata l’acqua per la rete potabile e il rischio di innescare terremoti. La Società che ha proposto l’impianto sostiene che non vi sono pericoli, ma il parere potrebbe essere influenzato dalla possibilità di realizzare un grande guadagno. Infatti le azioni della Società, che attualmente non hanno valore, beneficerebbero con l’autorizzazione di un immediato aumento di alcuni milioni di euro “senza muovere zolla”.

La Società non ha mai fatto impianti, di qualsiasi tipo, ha solo due dipendenti, non ha il capitale necessario per costruire l’impianto, non è attualmente nella condizione di offrire anticipatamente le garanzie necessarie per risarcire eventuali danni e per ripristinare il sito alla fine dello sfruttamento geotermico. L’appalto relativo al ripristino del collettore fognario del COBALB ha mostrato le conseguenze in cui si incorre affidando i lavori ad imprese che non hanno la dimensione adeguata per realizzarli. Nel caso dell’impianto geotermico si aggiungerebbe l’incubo del rischio sismico per almeno 25 anni.

È nata una vasta opposizione popolare che non è contro la geotermia in generale, ma contro la geotermia ad elevata entalpia attorno al lago di Bolsena le cui particolari caratteristiche idrogeologiche presentano vulnerabilità in relazione agli ingenti movimenti dei fluidi nel sottosuolo, previsti dall’impianto. I rischi sono effettivi e, comunque sia, la normativa impone l’applicazione del principio della precauzione.

La popolazione si è spontaneamente opposta alla sopra citata delibera del Consiglio dei Ministri organizzandosi attraverso i comitati del Lago di Bolsena e dell’Orvietano, per sostenere finanziariamente Italia Nostra nel ricorrere al TAR. La popolazione ha contribuito volontariamente e generosamente ad un fondo (crowdfunding) per sostenere le spese legali.

Da Marta è partita la “protesta delle lenzuola” che si sta rapidamente diffondendo nei comuni del comprensorio Laziale e Umbro. Le fotografie di questa pagina illustrano il commovente coinvolgimento popolare per la difesa del proprio lago.

Speriamo che il Ministro Patuanelli si renda conto della responsabilità decisionale a lui attribuita dalla delibera del Consiglio dei Ministri. Forse potrebbe lasciare la questione su un binario morto in attesa dell’esito dei ricorsi presentati al TAR, dato che cadendo la delibera sarebbe per conseguenza annullato l’obbligatorio intervento del Ministro.

I ricorsi al TAR contro la delibera del Consiglio dei Ministri del 31/7/19 sono quattro, depositati da: Regione Umbria; Regione Lazio; un gruppo di otto Comuni laziali ed umbri ed uno di Italia Nostra assieme ad alcuni imprenditori privati.

Italia Nostra e gli imprenditori privati hanno incaricato per il ricorso al TAR l’Avvocato Michele Greco, ritenuto al massimo livello professionale essendo professore di diritto ambientale con specifica esperienza in cause relative alla geotermia. Il preventivo del suo studio legale è elevato, ma Italia Nostra e gli imprenditori hanno ritenuto di non fare economie a fronte di un obiettivo così importante, ed a fronte della complessità, sia legale che scientifica dell’argomento e della aggressività mostrata nel passato, anche in sede giudiziaria, dalla ditta proponente l’impianto.

Le associazioni hanno in particolare lanciato una propria raccolta pubblica di contributi (crowdfunding) aprendo un apposito conto bancario a Bolsena con l’esclusiva finalità di sostenere le spese legali per il ricorso di Italia Nostra al TAR. I responsabili per i pagamenti erogati da tale conto bancario sono, con firma congiunta, il Presidente della Associazione Bolsena Lago d’Europa, per il Lazio, e il Presidente del Comitato per Castel Giorgio, per l’Umbria. Le uniche entrate di questo conto dedicato provengono dal crowdfunding, e le uniche spese sono le parcelle dell’avvocato e dei periti. Gli imprenditori gestiscono in proprio i contributi da loro erogati.

Sono stati raccolti quasi 40.000 euro grazie ai bonifici e alle donazioni del pubblico raccolte in contanti nel corso delle manifestazioni informative.

 

Per quanto riguarda i nomi di chi ha contribuito o partecipato al ricorso, si è deciso di non renderli noti per riservatezza, ma è interessante segnalare che hanno contribuito con 500 euro ciascuno, di tasca propria, alcuni Parlamentari e Consiglieri Regionali che ringraziamo vivamente.

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La Società che ha proposto l’impianto pilota di Castel Giorgio in Umbria aveva a suo tempo proposto un secondo impianto pilota a Torre Alfina nel Comune di Acquapendente nel Lazio. Quest’ultimo non è stato autorizzato dal Ministero dei Beni Ambientali in quanto si trova in una zona protetta. La Società proponente ha fatto ricorso al TAR. La discussione nel merito è avvenuta il 6 Novembre scorso, ma ancora non è stato reso noto l’esito.

Nel quadro d’insieme un altro aspetto da considerare è che gli incentivi alla geotermia sono stati temporaneamente sospesi da circa un anno, ma una discussione è in corso ed è da prevedere che possano essere parzialmente ripristinati. Senza incentivi la geotermia per produrre energia elettrica sarebbe praticamente finita.  

 

Aggiornamento al 10 Dicembre 2019

Per quanto riguarda l’impianto geotermico di Torre Alfina non vi sono buone notizie.  A suo tempo il Ministro dei beni ambientali (MIBAC) aveva dato parere negativo alla sua realizzazione senza però dare una motivazione adeguata. Contro tale parere la società proponente ha fatto ricorso la TAR.

Il Comune di Acquapendente, la Regione Lazio e il MIBACT non sono intervenuti nel giudizio del TAR per difendere i loro diretti interessi, per cui la Società proponente, in assenza di oppositori interessati, ha vinto con facilità.

Ecco la sentenza: 

https://www.giustizia-amministrativa.it/portale/pages/istituzionale/visualizza/?nodeRef=&schema=tar_rm&nrg=201803126&nomeFile=201913589_01.html&subDir=Provvedimenti

Il Comune di Acquapendente ha pubblicamente dichiarato che ricorrerà al Consiglio di Stato e che tenterà di coinvolgere il MIBACT e la Regione Lazio. 

MARTA: servizio del TG3 del 9 novembre 2019


DIEGO RIGHINI - General Manager "Geotermia Italia" Spa

Forum "Qualenergia" 30 dicembre 2018

Intervista al professor GIUSEPPE MASTROLORENZO

Primo ricercatore INGV

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

I cittadini possono contribuire con un bonifico a

ASSOCIAZIONE

BOLSENA LAGO D’EUROPA

IBAN: IT46 C088 5172 9100 0000 0215 289

Banca TEMA (filiale di Bolsena)

Causale: Contributo per ricorso al TAR

(entro il 31 dicembre 2019)


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