In una eruzione esplosiva il materiale vulcanico (materiale piroclastico) può depositarsi con due diversi meccanismi:
- Materiali sciolti, come pomici e ceneri, per effetto della gravità, si depositano in strati ricadendo al suolo. I depositi piroclastici di caduta di ceneri e pomici sono ben
stratificati. (Prima figura)
- La colonna eruttiva collassa formando colate piroclastiche, nuvole costituite da gas vulcanici, ceneri e altro materiale frammentato. Queste “nubi ardenti” hanno una densità maggiore rispetto
quella dell’aria e possono scorrere lungo le valli come fiumi di fango caldissimo (fino a 1000°C) e velocissimo (tra 100 e 500 Km/h). Si depositano raggiungendo varie distanze dal cratere,
coprendo il territorio con spessore diverso (maggiore nelle depressioni, minore sulle alture), tendendo ad attenuare tutti i dislivelli della morfologia preesistente. I depositi di grandi colate
piroclastiche sono anche conosciuti come “ignimbriti”, presentano una struttura caotica e uno spessore variabile (Seconda figura).
Una volta depositato, il materiale piroclastico può consolidarsi sia attraverso la saldatura dei frammenti magmatici caldi e plastici sia per effetto di processi secondari, cioè i minerali
contenuti nelle acque di scorrimento si depositano tra un granello e l’altro cementandoli. È in questo modo che si sono formano i tufi.
Fig. 1 - Valentano particolare del cono di scorie del lato occidentale del
Monte Starnina, lungo la SS Castrense
Fig. 2 - Schema e foto di nube
ardente